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Come reagire quando gli altri ci fanno del male?

Nel corso del tempo, più volte, mi è stato posto il seguente quesito:

“Come posso riuscire a non avere reazioni aggressive verso persone che si comportano male nei miei confronti?"

Pensando possa essere utile a più persone, condivido qui la mia risposta.

Ci sono alcuni esercizi che possono aiutarci in particolar modo a sviluppare pazienza, umiltà e tolleranza e a ridurre ogni tendenza reattiva aggressiva.
Uno di questi può essere così sintetizzato: agisci come se tu fossi al posto dell'altro, determinato ad offrire sempre al tuo prossimo (=te stesso) il miglior modello di comportamento possibile, per dargli l'opportunità di risollevarsi e crescere attraverso il tuo esempio. Tutti sbagliamo e tutti abbiamo bisogno della compassione e misericordia altrui per correggerci e migliorarci. 

La reattività e l'aggressività non sono la conseguenza del comportamento altrui, bensì delle nostre debolezze e insicurezze, e delle nostre insoddisfazioni. Se ci centriamo infatti in noi stessi, nella nostra essenza spirituale, attraverso l'esercizio fondamentale della meditazione, riusciremo anche a gestire e a sublimare l'emozione della collera, krodha, che prende piede quando il nostro ego rimane frustrato.

Shri Krishna nella Bhagavad-gita (II.63-64) identifica infatti così le varie fasi che precedono e seguono l'insorgenza dell'emozione della collera:
“Contemplando gli oggetti dei sensi nasce l'attaccamento per essi; dall’attaccamento nasce il desiderio, dal desiderio [frustrato] la collera; dalla collera si origina l’illusione, da questa insorge confusione nella memoria, dalla perdita della memoria la rovina dell’intelletto: con la rovina dell’intelletto la persona è perduta”. 

Solo se si è centrati nel sé spirituale, dunque soddisfatti in se stessi, non coltivando attaccamenti, passioni o desideri effimeri, possiamo dare agli altri senza aspettative o pretese, dunque anche senza frustrazioni, risentimenti o rancori nel momento in cui queste non venissero soddisfatte, sereni in ogni circostanza, a prescindere da come gli altri si comportano nei nostri confronti, dunque capaci di rispondere anche di fronte al male con comportamenti costruttivi, illuminati e illuminanti.

“Chi non è mai causa di agitazione per gli altri e che dagli altri non è mai turbato, equilibrato nella gioia e nel dolore, libero da ansia e paura, mi è molto caro. Il mio puro devoto, esperto e maturo, che non dipende dal corso degli eventi, libero dal desiderio di godere dei frutti dell'azione, mi è molto caro.” [Bhagavad-gita XII.15-16]

Non essere reattivi non significa diventare passivi o succubi della crudeltà altrui, perché la legittima difesa è un nostro diritto/dovere, bensì tutelarci senza rispondere “pan per focaccia”, sempre con il sentimento prevalente della compassione, considerando la persona che sbaglia come la prima vittima di se stessa, perché a se stessa in primis che causa malessere e sofferenza.
Evitando di identificarla tout court con il suo comportamento malvagio, possiamo imparare ad offrirle – nella misura in cui ce lo consente - opportunità di miglioramento e autocorrezione, nel rispetto e salvaguardia di tutti, offensori e vittime. Aiutandola a riscoprire le sue originarie qualità spirituali, lei e noi assieme potremo diventare oggi migliori di ieri, riscoprendo la nostra natura autentica in armonia con il Dharma e per tutti benefica.

Matsya Avatara das

tolleranza, pazienza, reattività, aggressività, compassione

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