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Vivere o Morire?

Bhaktivedanta ashrama 14 dicembre 2011 - Stamani il nostro Guru Maharaja, Matsyavatara das Prabhu, legge e commenta il dodicesimo capitolo dello Shrimad Bhagavatam, capitolo nono, dove Markandeya rishi è testimone della dissoluzione dell'universo.

Masyavatara das Prabhu:
“Questa parte dello Shrimad Bhagavatam potrebbe essere definita: “L'allegoria della morte”. Quel  che testimonia Markandeya rishi nel macrocosmo, credo che non sarà  differente da quello che ciascuno di noi testimonierà al momento della dissoluzione del microcosmo del corpo perché, come spiegano le Upanishad, macrocosmo e microcosmo sono l'uno il riflesso dell'altro.
Al momento della morte, verremo come portati via su di una foglia che fluttua nello spazio e in un attimo, come dopo una sorta di vertigine, ci ritroveremo fuori dal corpo.
Solo la realizzazione spirituale ci permetterà allora di ricordarci chi siamo, di comprendere quel che sta accadendo e di muoverci in maniera sensata.
La storia di Markandeya rishi è la storia di un'anima realizzata che nel suo viaggio oltre la morte incontra il Signore. Nell'oceano della devastazione dell'universo, il Signore gli si manifesta come bambino che fluttua su di una foglia e che teneramente si succhia l'alluce, mentre la luce che emana dal suo corpo inghiotte l'oscurità. Markandeya lo accoglie nel suo cuore con profonda devozione”.
Matsyavatara das Prabhu prosegue ricordando l'evento sacro che oggi si celebra.
“Oggi ricorre l'anniversario della scomparsa di Sua Divina Grazia Bhaktisiddhanta Sarasvati. Mi ricordo di una lezione che Shrila Prabhupada tenne per questa ricorrenza e in cui glorifica il suo Maestro per la sua grande opera di valorizzazione della figura del Vaishnava e del Brahmana autentico. In questa lezione Shrila Prabhupada racconta la seguente storia dello Shrimad Bhagavatam.  Naradamuni incontra il figlio di un brahmano, di un re e di un macellaio e ciascuno di loro a turno gli chiede: “Dimmi quale sarà il mio futuro. Per me è meglio morire o vivere?”.  Al figlio del Brahmano Narada risponde: “Per te è indifferente vivere o morire, perché in questo mondo stai compiendo attività spirituali e così farai dopo la morte”.  Al principe invece risponde: “E' meglio che tu viva, perché hai così tanti peccati sulla coscienza che, finiti i piaceri di questa vita, nella prossima dovrai scontare tanta sofferenza”. E al figlio del macellaio Naradamuni che cosa risponde? Gli dice: “Che tu viva o muoia è la stessa cosa. In questa vita stai soffrendo, e anche dopo la morte soffrirai.”
Invochiamo la misericordia e le benedizioni degli Acarya affinché in questa vita possiamo vivere da autentici Vaishnava, puramente dedicati al Signore, che è qualifica ancora superiore, come spiegano le Scritture, a quella dei Brahmani, perché il Vaishnava vero è colui che non solo si dedica allo Spirito ma che ha realizzato l'Amore divino.

 

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