La scuola della vita: imparare dal bene e dal male

Stamani Shriman Matsyavatara dasa Prabhu, commentando la storia di Re Puranjana descritta nel Bhagavata Purana (IV.25.28) ci ha offerto una bellissima lezione sul tema: “La scuola della vita: imparare dal bene e dal male”.
Matsyavatara dasa Prabhu: “Le Scritture ci spiegano che senza aver ricevuto la misericordia del Guru e di Krishna non è possibile riuscire a superare definitivamente l'attaccamento egoico verso ciò che è mondano. Per riuscirci occorre non solo aver ricevuto la misericordia divina ma anche essere riusciti a mantenerla.

In che modo è possibile diventare ricettacoli di misericordia? Innanzitutto desiderandolo ardentemente e comportandosi di conseguenza, dedicandosi con impegno e fede alle pratiche spirituali per il risveglio dell'Amore e della Consapevolezza.
E in che modo è possibile mantenere la misericordia ricevuta? Donandola ad altri. Allora e solo allora, attraverso sforzi costanti e coerenti protesi verso la realizzazione della Bhakti nella nostra vita, saremo sempre più dotati della capacità di distinguere la realtà dall'illusione, l'essenza dalle apparenze, l'eterno dall'effimero.
I topi vedono il formaggio ma non la trappola. Così gli esseri condizionati vedono promesse di godimento nelle cose di questo mondo, ma difficilmente riescono a capire che questo godimento nasconde una trappola. Una trappola mortale.
Ma come fare a rimanere distaccati dal mondo e dalle sue travolgenti bellezze? Come si fa a resistere quando si vede qualcosa di attraente, di soave, di profumato e splendente? Lo si dovrebbe pensare in connessione al Signore. E' difficile negare questo mondo; più cerchiamo di negarlo più ne rimaniamo attratti, rischiando così di diventare anche degli ipocriti perché esteriormente lo rifiutiamo e interiormente lo concupiamo (vd. Bhagavad-gita III.6). Non dovremmo dunque negare le cose belle di questo mondo ma metterle al servizio del Signore con Amore, rapportandole alla nostra origine spirituale e vivendole nella prospettiva dell'eternità. In qualsiasi situazione della vita potremo così collegarci al Signore e alla nostra parte spirituale più profonda.
Anche le esperienze amare, anche le parole pungenti che abbiamo ricevuto, anche gli errori che abbiamo compiuto possono infine rivelarsi dei doni, se solo sappiamo trarre vantaggio dalla lezione che ci offrono. La gratitudine e l'apprezzamento possono arrivare così a pervadere tutti e tutto quel che si manifesta in questo mondo, perché ogni esperienza la utilizziamo per avvicinarci al Signore. Questa gratitudine la possiamo sentire ed esprimere sia quando veniamo in contatto con il cosiddetto bene, sia quando riceviamo il cosiddetto male, consapevoli che la luce del giorno non si potrebbe apprezzare senza il buio della notte.
Naturalmente è necessario che noi impariamo a distinguere tra virtù e vizio, tra bene e male, per scegliere definitivamente il bene e stabilirci fermamente in sattva-guna, ma dobbiamo anche essere consapevoli che la Realtà è oltre. E' quella dimensione puramente spirituale in cui il bene e il male mondano vengono trascesi e confluiscono nel sommum bonum: il supremo Bene oltre gli opposti. E il supremo Bene è l'Amore puro, incondizionato, che tutto trasforma e purifica. Tale dimensione si realizza quando ogni nostro desiderio diventa un oggetto di offerta al Signore e tutti i nostri sensi operano al Suo servizio.
Vivendo in questa prospettiva si scopriranno tesori dietro ogni angolo, celati in ogni esperienza della vita. E anche alla morte andremo incontro colmi di gratitudine, perché avremo realizzato che praticando la Bhakti anche la morte ci conduce alla vita”.