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Lo spirito di offerta

Ogni vita incarnata finisce in una tragedia. Si passa dal comico al melodrammatico, dal drammatico al tragico.
E se noi in questo viaggio che è la vita incarnata abbiamo mancato di fare l’esperienza di Dio, che certo non significa soltanto averne sentito parlare, abbiamo mancato lo scopo del vivere.
La vita è per realizzare Dio, per amarlo, per servirlo, per chiamarlo, invocarlo, evitando di incorrere nelle offese (dasha aparadha), operando in armonia e coerentemente alle sue leggi e alle sue promanazioni, Vishnu tattva e Jiva tattva, ai suoi messaggeri e ambasciatori in questo mondo.


Lo scopo da perseguire è fare conoscenza del Supremo, entrare in rapporto con Lui, essere per Lui credibili, affidabili, imparare a dare nello spirito della bhakti:

patram puspam phala toyam
yo me bhaktya prayacchati
tad aham bhakty-upahritam
asnami prayatatmanah

“Se qualcuno mi offre con amore e devozione una foglia, un fiore, un frutto, dell’acqua, accetterò la sua offerta.” [Bhavagad-gita IX.26]

Puoi conquistare un impero per offrirlo a Dio, però se intanto gli offri quel che hai con gratitudine, con amore e devozione, Dio lo accetta con gioia. E in questo modo diventerai una persona migliore.
Affinché il nostro dono sia accettato, come spiega Krishna, dobbiamo offrirlo con devozione e amore. Se così faremo, non ci sarà carenza di misericordia. Perché Krishna è più contento di noi se usciamo da mrityu-samsara-vartmani, dal gioco al massacro dell’ossessivo ripetersi di morti e rinascite.
Krishna incoraggia ad avvicinarsi a Lui con grande fiducia, e la fiducia consiste nel sapere che Krishna corrisponde.
Quando non vediamo Krishna, quando non lo sentiamo e non ne appercepiamo la presenza, è perché lo stiamo ingannando, ingannando per primi noi stessi. Oggi la mistificazione è diventata normalità, ma noi dobbiamo uscire da quella normalità patologica.
Oggi sono considerate normali ambiguità e falsità, ma noi dobbiamo diventare trasparenti agli occhi di Dio e di ogni creatura. Certo è più facile intrupparsi in una religione partecipando semplicemente a qualche cerimoniale, ma la realizzazione spirituale non si consegue se non offriamo servizi al Signore.
Il Signore non necessita di questi servizi, ma siamo noi che necessitiamo di servirlo per realizzarci e riscoprire l’Amore. Se non cuciniamo per Lui, Dio non morirà di fame; se non lo preghiamo, non diventerà di cattivo umore, né ci manderà qualche piaga come maledizione. Krishna non è permaloso né vendicativo. Il servizio a Lui serve a noi per ritrovare l’alta salutate, quella dello spirito, e diventare lievi, soavi, luminosi, piacevoli e benefici per tutti.

Matsyavatara das

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