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Diario del seminario sulla Bhagavad-gita: la Conoscenza sovrana

Prabhupada desh, mattino del 23 aprile 2011

Il giorno si risveglia. Assieme sperimentiamo la bellezza di iniziare un nuovo giorno invocando la misericordia del Signore. In questo modo iniziare un nuovo giorno è come iniziare una nuova vita.

La nostra vita può sbocciare come un fiore

Nella lezione del mattino Shrila Gurudeva commenta i primi dieci shloka del nono capitolo della Bhagavad-gita.

“Nei soli primi tre shloka della Gita Shri Krishna disvela ad Arjuna il più arcano dei segreti. Lo rivela ad Arjuna perché lui non ha astio nel cuore, non ha risentimenti né rancori verso nessuno, seppur sia stato oggetto di attacchi e sia alle soglie di una guerra terribile.

Krishna rivela la sovrana scienza (raja-vidya) e il sovrano segreto (raja-guhyam). Attraverso questa scienza è possibile realizzare con percezione diretta la propria vera identità.

Ogni passo su questo sentiero porta una gioia sempre più grande. Ogni azione compiuta in questa via produce un piacere sempre superiore, e permette di far nostro un patrimonio che ha una caratteristica essenziale: è perenne, eterno, non scalfito dal tempo (avyayam).

L'essere è e non cessa mai di esistere e le attività collegate all'essere, che hanno il Supremo come destinatario dell'offerta, partecipano di quella stessa eterna natura.

Krishna dice ad Arjuna: vivi nello spirito dell'offerta, restituendo quel che hai ricevuto a chi te lo ha donato. E' in questo spirito dell'offerta in cui Dio è beneficiario supremo che si cela la conoscenza sovrana, il segreto dei segreti, la chiave che apre le porte alla felicità.

Il dono e l'offerta sono dunque i due capisaldi di tale alta sapienza.

Omaggi a Shrila Prabhupada

L'intelletto ottenebrato da desideri impuri non può cogliere questo segreto, spiega Krishna nel terzo shloka del nono capitolo.

Coloro che sono privi della ricchezza della fede, rimangono nel ciclo delle nascite e morti dell'esistenza incarnata e non realizzano il Supremo. La fede è patrimonio prezioso che è nostra responsabilità custodire e sviluppare. Chi lo dilapida è responsabile del male che si procura. Con i nostri desideri, pensieri ed azioni, noi forgiamo la nostra esistenza e anche determiniamo la nostra morte. Perché se è vero che tutti moriamo, è anche vero che si muore in maniera diversa. Si può lasciare il corpo volgendosi verso destinazioni celestiali o verso destinazioni tenebrose, che ci portano a sofferenze insopportabili. Ciò in base al karma, il principio cosmo-etico di remunerazione delle azioni. E' perciò indispensabile comprendere quali sono quelle azioni, ma anche quei desideri, pensieri e parole, che producono ananda-rupa, la felicità. E' questa felicità il nostro traguardo. Dall'inquietudo alla beatitudo, dal tormento all'estasi.

Affinché questa meta sia raggiungibile, occorre trasformare kama in bhakti, la libido in amore. Le persone ricercano kama per ottenere il piacere e invece ottengono il dolore (Bg. V.22). E' l'Amore spirituale che dà la liberazione, la libido porta alla morte.

I saggi investono il loro tempo in azioni che permettono di connettersi alla Realtà, di sperimentare quella gioia che è a prescindere da quel che accade al mondo fisico, laddove ogni cosa è portata via dal torrente in piena del tempo. Il dharma è quel principio superiore che sostiene la nostra ricerca verso la felicità. Ed è il dharma il segreto di cui parla Krishna, la scienza sovrana che insegna ad Arjuna. Non accontentavi di acquisirla solo teoricamente. L'acquisizione intellettuale di questa conoscenza è indispensabile, ma poi essa deve diventare applicazione pratica nella vita di tutti i giorni.

Chi sostiene il dharma, ad ogni passo incrementa la gioia (susukham). Chi invece nega il dharma o lo calpesta, scivola nel girone della morte.

Nei primi tre shloka del nono capitolo Bhagavan Shri Krishna spiega il destino di due differenti categorie di persone: gli illuminati, coloro che sono devoti al dharma, che vivono a sostegno di questo ordine divino perché ne hanno fatto esperienza, e gli ottenebrati che non hanno fede in questa suprema via di realizzazione spirituale che culmina nell'Amore divino (bhakti-marga).

Nel quarto shloka della Gita, Krishna spiega di essere il sostegno sia di purusha che di prakriti, sia dello spirito che della materia. Krishna è il sostegno universale, la Fontana da cui tutto promana.

“Questo intero universo è pervaso da Me, nella mia forma non manifesta. Tutti gli esseri sono in Me, ma io non sono in loro”.

Gli universi si manifestano e si riassorbono in cicli perpetui. Appaiono e scompaiono come bolle di sapone create da Dio. Krishna spiega: sono il sostegno di tutti i viventi e di tutti i mondi, sono presente in ogni luogo della creazione, eppure sono oltre ad essa, in quanto ne sono la fonte.

La visione della Gita non è dunque una visione panteista (ogni cosa è Dio), ma panenteista (ogni cosa è in Dio).

L'Assoluto è talmente grande, senza limiti e confini, che non ci è consentito di collocarlo in un'immagine o in un'entità circoscritta: Dio è tutto (aham sarvasya prabhavo, Bg. X.8).

Krishna pervade tutta la creazione, ma da niente è condizionato. Anche noi, nella misura in cui ci eleviamo spiritualmente, possiamo non rimanere agganciati dagli oggetti della prakriti e camminare nel mondo senza essere di questo mondo”.

Attraverso gli insegnamenti del nostro Maestro che ci collega a Krishna, la conoscenza segreta si manifesta. L'arcano si svela. Il nostro viaggio prosegue spedito, gioioso. La meta si avvicina.

Vostra servitrice,

Madhavipriya dasi

Shri Shri Gaura Nitai

 

 

 

 

 

 

 

 

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