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diario del seminario sulla Bhagavad-gita: la grandiosità nella semplicità

Prabhupada desh, mattino del  25 aprile 2011

Iniziamo la giornata con il canto del maha-mantra, che porta dentro al cuore luce e purezza. Tra noi siamo sempre più uniti. Questa condivisione spirituale ci dà sostegno, gioia, speranza.

Nella lezione del mattino, Shrila Gurudeva prosegue il commento al nono canto della Bhagavad-gita, focalizzandosi sugli shloka da venti a trenta.

“Diventiamo l'ombra di noi stessi se non ci illuminiamo con i classici, con le grandi opere della filosofia perenne come lo è la Bhagavad-gita. I rishi ci hanno rivelato la dimensione trascendente e ci hanno dato gli strumenti necessari per realizzarla. Sta a noi elaborare, comprendere a fondo ed interiorizzare il messaggio che ci hanno tramandato, divenendo così noi stessi veicoli di trasmissione di una conoscenza che è sommo tesoro e bene per tutta l'umanità.

Partecipanti al Seminario

Nello shloka ventesimo Krishna fa un'affermazione rivoluzionaria: spiega che gli officianti del sacrificio Lo adorano indirettamente, anche se possono sembrare al livello più alto nella scala evolutiva spirituale (continua la lettura).

“Dopo aver sperimentato i piaceri celesti e quando il frutto delle loro attività pie è stato consumato, essi tornano di nuovo su questa Terra. Così coloro che seguono gli insegnamenti dei Veda e s'impegnano in pratiche religiose per benefici materiali, ottengono soltanto di nascere e morire ripetute volte” (Bg. IX.21).

 

Ma allora come è possibile liberarsi dal ciclo delle nascite e morti? C'è un modo per uscirne? Sì! Krishna lo spiega adesso, nello shloka 22.

“Ma a coloro che Mi adorano con devozione esclusiva meditando sulla Mia forma spirituale, Io conferisco loro tutto quel serve e preservo ciò che già possiedono.”

Dunque la soluzione che Krishna ci svela è la seguente: stare sempre in comunione con Dio attraverso la Bhakti!

Con il mero ritualismo si sale e si scende, si nasce e si muore. Con la Bhakti si raggiunge quella suprema dimora spirituale dalla quale non si torna più indietro. Quella dimora che è oltre il bene mondano ed è oltre il male che è indissolubilmente collegato a quest'ultimo.

Nessuno che tende al bene, se questo è mondano, potrà essere del tutto libero dal male, e così chi tende al male non potrà essere completamente privo di bene. Bene e male mondani sono come due facce della stessa medaglia. Se arrivano i sorrisi, poi arriveranno i pianti; se arriva il piacere, poi arriverà il dolore.

Ma allora non esiste differenza tra fare il male e fare il bene? In verità c'è differenza: se fai il male ricevi le conseguenze del male e se fai il bene ricevi le conseguenze del bene, ma se fai il bene mondano, dice Krishna, sappi che non potrai sottrarti definitivamente al male. Per questo il Signore ci esorta a volgersi al sommum bonum, a quell'Amor primo che trascende la relatività e il dualismo del mondo, che è inscritto nella nostra matrice spirituale e che corrisponde alla nostra vocazione originaria.

Per giungere a questa meta occorre imparare a volare al di sopra della ratio (=manas) e utilizzare l'intelletto (=buddhi) per collegarci al nostro sé e a Dio.

La ragione che segue i sensi ha le ali corte e vola basso. E anche la buddhi, se è irretita da una mente trascinata dai cavalli selvaggi dei sensi, produce disastri. Invece di guardare verso i sensi (indriya) e verso manas, l'intelletto dovrebbe volgersi verso Dio per illuminarsi ed entrare in quella dimensione trascendente ai sensi e alla umana ragione. Quella dimensione in cui possiamo sentirci pienamente a nostro agio e possiamo attualizzare tutte le nostre potenzialità.

Non affidiamoci alla mente. Chiediamoci che cosa vogliamo veramente! Quando arriviamo in profondità dentro noi stessi, scopriamo che desideriamo l'immortalità, l'infinito, la  beatitudine. Desideriamo la Bhakti! Per realizzarla non è sufficiente comprarsi una Bhagavad-gita e portarsela a casa. Occorre interiorizzare il messaggio spirituale e sperimentarlo su di noi, affrontando tutti i nostri umani limiti e utilizzando i sacrifici, le ascesi, i principi etici di sattva guna e del dharma per evolvere e fare il grande salto: oltre l'ordinario bene mondano fino alla trascendenza.

La Bhakti non è una religione specifica, è sanatana dharma, il dharma universale. Esprime verità perenni che possiamo applicare in ogni situazione, sia che si debba agire nel mondo, sia che si debba morire; sia negli eventi burleschi della vita, sia nella tragedia umana.

La filosofia perenne della Bhagavad-gita

Sviluppando attrazione per il messaggio di Krishna, ci si avvicina a Lui e si trova il coraggio per fare il grande salto. Che cosa accade a livello psicologico quando si produce un'attrazione? La forza di volontà si risveglia e si moltiplica. Quel che appariva faticoso o difficile cessa di essere tale. Quando si risveglia quell'attrazione verso il Divino, si mettono in campo forze nuove e la persona diventa capace di fare quel che prima non sapeva nemmeno concettualizzare.

Siamo giunti ora ad uno degli shloka più importanti della Gita. La dichiarazione d'Amore di Shri Krishna rivolta a ciascuno di noi.

“Se qualcuno Mi offre con amore e devozione una foglia, un fiore, un frutto o dell'acqua, accetterò la sua offerta” (Bg. IX.26).

Dunque Krishna ci dice: se te mi offri con amore, io contraccambio quell'amore.

Questa è la grandiosità nella semplicità: la Bhakti come frequenza del cuore.

Che ce ne facciamo di una foglia, di una bella donna, di un bel libro o persino della conoscenza se non li offriamo a Dio? Qualsiasi cosa di bello che abbiamo, impariamo a condividerla con gli altri. E la condivisione nel suo stato più fulgente, nel suo picco più illuminato, è la condivisione con Dio, con il creato e le creature tutte. E' qui che si celebrano le nozze, quelle vere, tra Terra e Cielo. E si compie quella coniuncto oppositorum che anche gli alchimisti ricercavano: la trascendenza degli opposti.

Con la Bhakti possiamo sperimentare la trascendenza anche in questo mondo, ponendo i nostri sensi al servizio del Signore dei sensi (hrishikena hrishikesha sevanam bhaktir ucyate). Possiamo sperimentare la Bhakti nei sensi, nella mente, nell'intelletto e anche nell'ego che si integra nel sé e  si innamora di Dio.

Ciò diventa possibile attraverso bhajana kriya, ovvero impegnandosi nella disciplina spirituale della Bhakti che produce anartha nivritti: la destrutturazione dei condizionamenti. Quando gli anartha si dissolvono, la nostra naturale e originaria attrazione per Dio si risveglia e ci fa sentire tirati in cielo da vivi. Questa attrazione (rati) produce il gusto per il Divino (ruci) e così si sviluppa priti, l'affetto spirituale che, perseverando nella disciplina della sadhana-bhakti, produce prema, l'Amore. L'Amore non è esclusivo per il coniuge, per i figli, per i genitori. L'Amore è l'Amore. E se è Amore autentico, è per tutti. Sue qualità caratteristiche sono l'equanimità e la libertà.

In questi shloka Krishna ci rivela il segreto per giungere a Lui. Il segreto è l'offerta. “Qualunque cosa tu fai, mangi, sacrifichi od offri in carità, come pure le ascesi che compi, offri tutto a Me. Così sarai libero dai legami dell'azione e dai suoi frutti, propizi o non propizi. Con la mente fissa in Me e in questo spirito di rinuncia, sarai liberato e verrai a Me” (Bg. IX.27-28).

Dunque Krishna ci dice: qualsiasi cosa fai o dovunque vai, porta la Bhakti con te. Diffondi la Bhakti. Non avere altro scopo.

Krishna non fa riferimento ad una determinata fede religiosa. Ci parla della Bhakti e ci esorta a svilupparla sempre e comunque, a prescindere da connotazioni esteriori di credo, razza, status socio-culturale od economico. E' la Bhakti che ci consente di compiere il viaggio della vita dall'inquietudine alla beatitudine, dal tormento all'estasi.

L'ascolto degli insegnamenti spirituali è il primo passo per iniziare questo viaggio. E anche solo tre passi fatti nella giusta direzione restano un nostro patrimonio per sempre, mentre se conquistiamo anche un impero in questo mondo, quell'impero prima o poi crolla o comunque noi, prima o poi, ce ne andiamo da questo mondo”.

Vostra servitrice,

Madhavipriya dasi

Omaggi a Shrila Prabhupada

 

 

 

 

 

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