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Essere o diventare coscienti di Dio

Cari devoti,
vi prego di accettare i miei rispettosi omaggi. Glorie a Shrila Gurudeva e a Shrila Prabhupada. Jaya Shri Shri Radha Govinda Deva!
Shrila Gurudeva ci ha donato un'altra bellissima e ispirante riflessione. Con misericordia e purezza ci sostiene e ci aiuta nel nostro percorso spirituale. Ci  dà l'orientamento, i mezzi per raggiungere la meta, la forza per proseguire nel percorso, il gusto di assaporare l'Amore puro che a gocce si può sperimentare anche cammin facendo, se ci impegniamo con rigore secondo gli insegnamenti di Guru. Shastra e Sadhu.
Buona lettura e buon proseguimento del Viaggio!
Con affetto,
vostra servitrice,
Madhavipriya dasi

Shriman Matsya Avatara Prabhu

Bhaktivedanta ashrama, 24 marzo 2011
“Essere o diventare coscienti di Dio”

“Nello stato condizionato essere coscienti di Krishna è impresa ardua, a causa dei pesanti e continui condizionamenti cui siamo soggetti. Un pensiero che mi è stato d'aiuto tante volte e che vi offro sperando possa esserlo anche a voi, è quello che fa focalizzare l'attenzione non tanto sull'essere coscienti di Krishna ma sul diventarlo.  L'idea e l'intenzione di “diventare” ha una forza enorme, straordinariamente più grande e potente rispetto a quella di “essere”. Il “diventare” infatti è un moto dinamico, implica un lavoro, dedizione e chiarezza d'orientamento. Mentre l'idea di “essere” è statica, quella di “diventare” contiene in sé la consapevolezza della necessità di adoperarsi ed impegnarsi per raggiungere ciò che sappiamo essere frutto di una quotidiana conquista. Diventare coscienti di Krishna significa dunque dedizione  e impegno continuo, considerando che al momento abbiamo una coscienza condizionata. Non viviamo in una campana di vetro che ci protegge da ogni contaminazione o in uno stato di beatitudine definitivamente e irrevocabilmente conseguito. Nei momenti più benedetti possiamo sperimentare stati di gioia che si susseguono, ma ognuno di questi è frutto di un continuo lavoro su noi stessi, per rinnovare in ogni momento il nostro collegamento a Dio. Purtroppo noi non siamo coscienti di Krishna ma, per Sua misericordia incondizionata, stiamo tentando di diventarlo. Penso che la seguente immagine possa essere d'ispirazione: pensiamoci in cammino, in marcia verso  la perfezione, verso la realizzazione spirituale, la liberazione e, oltre ad essa, la bhakti. Poiché viviamo stati di coscienza ancora soggetti al condizionamento, non dobbiamo mai abbassare la guardia, anzi, dobbiamo sempre mirare dritto in direzione della meta. Non siamo ancora giunti a destinazione, e quindi altro che riposarsi o distrarsi: basta un attimo e andiamo fuori rotta. Per noi è indispensabile una sadhana costante, una disciplina ininterrotta,  abhyasa.
È molto più produttivo e stimolante lo stato d'animo che si ha quando sappiamo di dover conquistare qualcosa, piuttosto che quando pensiamo di averlo già ottenuto e che dobbiamo solo mantenerlo. A dire il vero il mantenimento è molto difficile, perché l'idea di aver già conseguito l'obiettivo pone in una condizione di staticità mentale e rende ancora più ardua l'impresa. Così come è difficile stare in equilibrio su di una bicicletta ferma, similmente è difficile mantenere l'equilibro personale o la meta spirituale conseguita se la nostra vita interiore non è dinamica. Solo se si pedala si può vincere la tendenza alla perdita di equilibrio, anzi: si ristabilisce l'equilibrio pedalata dopo pedalata. Questo continuo muoversi ed operare in vista della meta è indispensabile ed è in ciò che consiste la sadhana praticata in maniera ininterrotta, abhyasa.
Per le ragioni suddette, l'idea di mantenersi coscienti di Krishna risulta dunque molto più difficile da attuarsi rispetto a quella di diventare coscienti di Dio. Il diventare non implica in questo caso bramosia di obiettivi materiali che contaminano. Voler diventare coscienti di Dio significa voler uscir fuori dall'irretimento dei guna e coincide con la più bella e grande delle scoperte: quella della nostra natura divina.
Nello stato ordinario di esistenza incarnata la coscienza è dominata da due impulsi fondamentali: sessualità ed aggressività, utili alla sopravvivenza della specie.   La riconquista di una coscienza divina, che superi i limiti di quella ordinaria condizionata, è frutto di uno sforzo continuo compiuto in virtù di una volontà cosciente deliberata che, benedetta dalla Grazia divina, può condurci laddove desideriamo sempre essere e stare.
Ho desiderato offrirvi questa riflessione in spirito di amicizia spirituale; così come nel corso del tempo è stata utile per me con sempre rinnovata consapevolezza, spero che lo sia anche per voi. Tutto ciò che è vero, che attiene alla realtà spirituale, rifiorisce continuamente come a primavera, portando nuova visione, fede ed entusiasmo e stimolando un sempre maggior impegno in direzione della meta.”

Matsya Avatara dasa

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