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Seminario di Shrila Gurudeva: come armonizzare le nostre relazioni

Ozzano Emilia, 9 aprile 2011

Arrivati a casa dei cari devoti che ci ospitano, Shrila Gurudeva ci anticipa alcune riflessioni sul tema del Seminario di oggi: “La ricerca di armonia nelle relazioni”. Siamo di fronte alla meravigliosa Divinità di Shri Balaji. L'atmosfera è quella che sempre pervade e circonda il nostro Maestro: indescrivibile quanto inconfondibile, densa di emozioni spirituali, di idealità e concretezza coerente, di purezza e visione.

“Prego il Signore di poter favorire la vostra comprensione su di un tema così delicato e importante, e soprattutto di ispirarvi a mettere in pratica i valori che sono alla base delle relazioni evolutive. Si soffre per l'incapacità di portare armonia nelle relazioni, quando si tendono a creare continuamente conflitti a causa dei propri condizionamenti. Le difficoltà relazionali fanno soffrire più gente delle guerre, più delle epidemie e, di contro, le buone relazioni sono il più grande patrimonio che si possa costituire nel campo del benessere, a costo zero. Vivere le relazioni in maniera pacifica, senza tensioni, è la base per costruire rapporti di livello sempre più alto, sulla base di un sistema di valori condivisi. Questi ultimi rappresentano le fondamenta, mentre il vertice della struttura è la condivisione d'intenti e la fiducia reciproca che niente può più scalfire la relazione, nemmeno le più grandi prove o difficoltà, perché ormai non si accampano più sospetti, dubbi, fraintendimenti, ma regnano stima, affetto, amore. La durata della relazione non è l'unico criterio che ne caratterizza la qualità. Quel che veramente ne costituisce l'imprinting è l'attitudine costruttiva-evolutiva.”

In una giornata primaverile che anticipa la calura estiva, arriviamo sul posto dove si terrà il Seminario e con i devoti ci predisponiamo per accogliere le persone che hanno deciso di partecipare. Cerchiamo tutti di predisporci interiormente all'ascolto.

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“Su quali basi dovremmo impostare le nostre relazioni? L'essere umano si dibatte tra il suo impellente bisogno di libertà e armonia e i lacci con cui si lega costantemente con le proprie scelte mal ponderate. E' un terribile paradosso: desideriamo essere liberi e felici, ma ci continuiamo a legare con le nostre stesse azioni. E' per questa ragione che le relazioni umane sono così difficili, tanto che solo poche persone sono in grado di gestirle al meglio. Il nostro carattere è in itinere: si attualizza scelta dopo scelta, ed è perciò fondamentale imparare ad agire con piena consapevolezza. In questo processo di crescita ed armonizzazione, la volontà esercita un ruolo centrale. Se sappiamo ben utilizzarla, possiamo comprendere la verità che ci trasmettono i rishi: la differenza tra l'essere e il non essere, tra il vivere e il morire. La sofferenza maggiore è causata da situazioni di contrapposizione che, quando interna a noi, non può che proiettarsi anche all'esterno, nei nostri rapporti con gli altri. La contrapposizione lacera. È un impegno far dialogare le nostre polarità: implica desiderare di mettersi a scuola e farsi discepoli di guide illuminate, perché se continuiamo a misurare cose, persone ed eventi con la nostra limitata capacità di giudizio, non riusciremo mai a varcare la soglia dei nostri limiti. Nella Bhagavad-gita Krishna spiega che chi vive in Lui ha una visione equanime. Tale equanimità è presupposto fondamentale per coltivare buone relazioni. Samah darshinah è “colui che ha una visione equanime”. Darshana è la visione interiore, l'unica che può permetterci, nonostante le differenze percepite all'esterno, di collegarci all'essenza. Le differenze sono contestuali all'immanenza. L'equanimità è moto naturale quando viviamo la dimensione trascendente. Sempre nella Gita, Krishna dice: “Chi vede tutti in Me e in Me vede ognuno, mi è molto caro”: è questo il fondamento dell'equanimità. Nessuno in origine, dal punto di vista ontologico, è buono o cattivo: tutti sono buoni. Chi ha una visione che trascende il tempo, può innamorarsi della persona realizzandone l'essenza, senza per questo trascurare il portato storico di quell'individuo per capire come interagire con lui nel modo migliore possibile.

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Oltre all'equanimità, altro elemento fondamentale per avere buone relazioni, è la predisposizione al perdono. Chi si offende per gli errori altrui, magari anche sbagliando a mettere a fuoco quel che accade e le proprie e altrui responsabilità, non può riuscire a costruire relazioni armoniche e profonde. Se non si pratica una disciplina spirituale, è facile scambiare una formica per un elefante, o viceversa, mentre la persona realizzata non è soggetta a distorsioni ed è esperta nell'arte tra le arti: perdonare. Conquistiamo la nostra libertà se esercitiamo il perdono in ogni circostanza, di fronte ad errori piccoli o grandi. Se si imparano a perdonare piccoli errori, gradualmente saremo in grado di perdonare anche errori grandi. Altro ingrediente importante per costruire relazioni sane è la capacità di comprendere le caratteristiche fondanti e peculiari degli altri, accettando l'alterità e valorizzandola. Per fare questo, in prima istanza dobbiamo imparare a conoscere noi stessi in profondità. Nelle relazioni affettive non dobbiamo bruciare le tappe: occorre agire in maniera graduale. La prudenza è la vita delle relazioni. Pian piano dobbiamo cercare di individuare le affinità elettive che ci uniscono agli altri, le uniche che possono collegarci in profondità. L'agitazione ci fa muovere a scatti e ci fa vivere l'inferno in questo mondo, incapaci di ponderare le giuste scelte da fare. Senza orientamento si è in perenne ansietà. La lungimiranza è perduta se c'è frenesia, mentre il dominio delle pulsioni è il presupposto indispensabile per ritrovare la nostra armonia, con noi stessi, con il mondo...”

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